Di Francesco Salvini 17-giu-2019 12.45.00

5 modi in cui un Data Center Tier IV garantisce un downtime al minimo

Per vincere le sfide competitive dell’economia digitale e globalizzata, le imprese devono impegnarsi per raggiungere ulteriori livelli di efficienza e continuità operativa. Garantendo downtime al minimo, i Data Center Tier IV rappresentano la soluzione ottimale per un business senza interruzioni, capace di raggiungere gli obiettivi di time-to-market e soddisfare una clientela sempre più esigente.

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Oggi moltissimi processi aziendali dipendono dalla tecnologia (non a caso, l’informatico Marc Andreessen scriveva “Software is eating the world” a sottolineare la pervasività del digitale in ogni aspetto della vita moderna) cosicché una failure dei sistemi informativi comporta inevitabilmente importanti perdite di profitto e danni all’immagine aziendale.

Le infrastrutture che erogano le applicazioni devono pertanto essere robuste e solide per assicurare la business continuity, ma anche sufficientemente flessibili per supportare i nuovi ecosistemi multicloud e scalabili per venire incontro alle mutevoli esigenze aziendali.

Downtime del Data Center: quali sono le possibili cause?

Cuore pulsante del business, il data center ospita server, soluzioni di storage, gruppi di continuità e apparati di rete (router e switch), i quali garantiscono una connettività ridondata contro guasti e anomalie. Tuttavia, mantenere un uptime del 100% non è ancora possibile ed esistono diversi aspetti che possono provocare interruzioni di servizio non programmate.

La prima ragione - comprovata dagli esperti del settore - è imputabile agli errori umani, in particolare l'incapacità di gestire adeguatamente la struttura informativa. Secondo le stime dell’Uptime Institute, circa il 40% dei downtime deriva dagli sbagli o dalle sviste dei tecnici. Non si tratta di formazione inadeguata o mancanza di competenze, ma piuttosto di trovarsi alle prese con ambienti IT sempre più complessi, ibridi e senza perimetro.

Spesso si utilizzano interfacce a riga di comando (dall'inglese Command Line Interface, acronimo CLI) per risolvere problemi contingenti con immediatezza, ma questi interventi mirati si propagano in modo massivo sull’intero Data Center con ripercussioni inattese sul funzionamento e sull’integrità dei sistemi. Bisognerebbe piuttosto ricorrere a librerie di scripts già testate e automatizzare il più possibile l’amministrazione e l’orchestrazione delle risorse IT.

Certamente un altro punto da migliorare è la definizione di una valida strategia di manutenzione e gestione del ciclo di vita degli asset all’interno del Data Center. La pianificazione sommaria e frammentata delle attività di mainteinance rientra infatti tra le principali cause di downtime, insieme alla capacità di garantire la continuità dell’alimentazione elettrica.

Tuttavia, esistono molti altri fattori esterni che provocano le interruzioni involontarie, a partire dal cyber crime: gli attacchi DDoS (Distributed denial of service), Ransomware o propagati attraverso Trojan rischiano di mettere in ginocchio l’intera infrastruttura IT aziendale in brevissimo tempo, sottoponendo a dura prova la capacità di intervento degli amministratori.

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Negli scenari più cupi, le catastrofi naturali rappresentano infine la causa più disastrosa di downtime: ecco perché diventa necessario identificare e perseguire una corretta politica di mitigazione del rischio, con un’accurata selezione dei siti dove localizzare i Ced primari e secondari. Altresì, nel procedere con la scelta del Data Center, bisogna chiarire le esigenze infrastrutturali dell’azienda, bilanciando i budget It con le effettive necessità di uptime e performance.

5 modi in cui un Data Center Tier IV garantisce un downtime al minimo

I Ced vengono identificati secondo quattro Tier, ovvero standard di classificazione internazionali definiti dall’Uptime Institute e relativi ai criteri di progettazione e di ridondanza adottati dall’infrastruttura.

In breve, un Data Center Tier I offre una disponibilità del 99,671% (che corrisponde a circa 30 ore di downtime all’anno), con ridondanza degli asset pressoché assente, mentre un Tier II assicura un uptime di 99,741% (22 ore di interruzione) grazie ad alcuni componenti di backup. Entrambe le classi prevedono un solo percorso di alimentazione e raffreddamento.

Le infrastrutture Tier III rappresentano un salto decisivo in termini di business continuity, grazie all’adozione di diversi sistemi di cooling e trasporto dell’energia, nonché alla possibilità di effettuare le operazioni programmate di aggiornamento e maintenance senza la necessità di interrompere il servizio (le attività non pianificate invece possono richiedere fermi temporanei). L’uptime raggiunge il 99,982%, mentre il downtime annuale corrisponde a 1,6 ore.

La classe Tier IV definisce l’eccellenza del Data Center con una disponibilità del 99,995% e soltanto 26,3 minuti di fermo in 12 mesi. Alla base di una simile efficienza ci sono cinque ragioni fondamentali. Vediamole insieme:

1. Manutenzione senza interruzioni

Innanzitutto, la possibilità di effettuare le attività di maintenance senza interruzioni di servizio, sia nel caso di interventi programmati sia in risposta a guasti tecnici e incidenti (è questa la principale differenza rispetto alla categoria Tier III).

2. Ridondanza totale

I Ced Tier IV sono progettati per essere completamente fault tolerant e offrono una ridondanza totale 2N+1, grazie ai sistemi di alimentazione e raffreddamento realizzati sfruttando sistemi ridondati e indipendenti, ovvero fisicamente separati.

3. Massima efficienza dei percorsi di distribuzione

I collegamenti multipli e attivi contemporaneamente garantiscono percorsi di distribuzione efficienti e senza interruzioni.

4. Infrastruttura flessibile

La realizzazione della sala macchine prevede alcuni accorgimenti tecnici, come il pavimento flottante che permette maggiore flessibilità di progettazione e agevola gli interventi di manutenzione dell’impianto, nonché la disponibilità di UPS e generatori di corrente per garantire il trasporto dell’elettricità continuo e ottimale.

5. Sicurezza e sorveglianza

Le infrastrutture di sommo livello contemplano infine misure di sicurezza elevate. Ad esempio, la presenza 24x7 di personale tecnico e addetto alla sorveglianza, così come telecamere per il controllo degli accessi e sistemi di rilevamento antifumo, antincendio e anti-allagamento.

Alla luce dei cinque punti sopraccitati, i Data Center Tier IV permettono di minimizzare i downtime e si rivelano pertanto la scelta ottimale per qualunque azienda di fascia enterprise intenda garantire la continuità operativa a supporto delle attività mission-critical.

Tuttavia, quando si affrontano progetti di outsourcing delle infrastrutture o qualsiasi iniziativa di cloud computing, c’è un altro fattore importantissimo da mettere sul piatto della bilancia: l’affidabilità del partner che deve essere in grado garantire sempre e comunque i Service Level Agreement dichiarati nel contratto, mettendo a disposizione risorse adeguate non soltanto a livello di tecnologia ma anche di competenze e know-how, tramite approccio consulenziale. Solo grazie alla presenza di un Provider certificato e di fiducia, sarà davvero possibile raggiungere una disponibilità del 99,982%, riducendo i down-time al minimo.

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