Il Fog Computing è la nuova frontiera del cloud, significa nebbia ma in questo caso non è sinonimo di mancanza di visibilità e confusione, anzi…
Di anno in anno, cresce la consapevolezza delle aziende italiane nei confronti di ciò che il cloud rappresenta e di che cosa significhi per il business. Le imprese hanno bisogno di un IT flessibile per far fronte ai costanti cambiamenti del mercato. Le risorse a disposizione non sono illimitate, eppure con il cloud non c’è limite a quello che si può fare. Può essere usato come semplice spazio di archiviazione, per sostituire la propria infrastruttura tecnologica, per avere gli applicativi sempre a disposizione, in qualunque parte del mondo. E in futuro? Ogni cosa sarà nel cloud? Probabilmente non ci sposteremo sulla nuvola, ma la nuvola sarà tutt’intorno a noi.
Da una parte ci sono i sistemi cloud e quindi la disponibilità di potenza di calcolo e di memorizzazione dati praticamente infinita, fornita da grandi provider di tecnologia. Dall’altra parte abbiamo avuto un'evoluzione tecnologica che ha portato a un incremento della potenza di elaborazione e memorizzazione di piccoli dispositivi, trainata dall’esplosione del fenomeno smartphone e IoT.
Ecco quindi che nasce il concetto di Fog Computing: la nuvola (Cloud) si avvicina alla nostra vita e ai dispositivi di tutti i giorni, agli strumenti di lavoro, alle macchine utensili, si abbassa diventando così nebbia (Fog). Sicuramente un concetto che rende l'idea di vicinanza con le cose terrene e con la periferia.
Il Fog Computing mantiene la metafora meteorologica inaugurata dal Cloud ed estende i servizi verso la periferia della rete, per calarsi nella realtà quotidiana. Come la “nuvola” si trova generalmente in alto nel cielo, in un luogo piuttosto lontano e poco definito, la “nebbia” è invece più vicina al terreno, ovvero agli utenti finali.
Tra i fenomeni che rendono indispensabile il cloud c'è sicuramente la crescita esponenziale dei volumi di dati e quindi la necessità di una potenza di calcolo non reperibile localmente.
La domanda è: abbiamo bisogno di andare sempre nel Cloud per fare i calcoli che ci servono in periferia? Dobbiamo sempre mandare tutte le informazioni dalla periferia alla nuvola? Quanto tempo è necessario per inviare i dati nel Cloud, fare le analisi che servono e mandare la risposta sul campo per prendere le decisioni?
La risposta è quella che viene chiamata “Data Gravity”: a volte conviene far cadere le applicazioni dal Cloud al campo. I nostri sistemi IoT beneficeranno di una risorsa di calcolo e memorizzazione vicina, veloce, sufficientemente potente per espletare alcuni servizi.
Perché il Fog Computing abbia senso e possa essere un vero complemento al Cloud, è necessario che i dispositivi che lo animano siano milioni: tanti, piccoli, distribuiti e potenti a sufficienza.
E qui entra in gioco l’IoT, l’Internet delle Cose: una rete di oggetti fisici connessi, che possono avere sensori e interagire con l'ambiente e che tipicamente hanno quello che serve al Fog: la capacità di interagire tra di loro e con quelli che vengono chiamati “edge servers”, cioè server distribuiti in grado di coordinare le attività Fog nella periferia della rete.
Il Fog Computing è quindi una piattaforma che collega i dispositivi di quella che viene chiamata Internet delle Cose: gli oggetti della nostra vita che hanno un processore in grado di fare calcoli, una memoria che archivia informazioni e un collegamento di rete.
Il Fog Computing è un paradigma che estende il concetto di Cloud portandolo alla periferia della rete sfruttando la capacità computazionale dei singoli oggetti che al Cloud sono connessi e di dispositivi ad hoc che hanno la caratteristica di avere una prossimità con la periferia della rete stessa e che agiscono da coordinatori.
Il Fog Computing è un cloud cellulare, che sarà in ogni oggetto e comunicherà dati e impostazioni ai grandi data center.
Insomma, il nostro futuro non è trasportare i dati sulla nuvola, ma esserne circondati.
Una “nebbia intelligente” destinata a permeare le nostre vite e le aziende, avvolgendole in un ambiente che brilla di opportunità.